mercoledì 18 aprile 2012

E' principalmente per ragioni di studio che mi sono recata all'Istituto culturale e di documentazione Lazzerini, la "nuova" biblioteca della città di Prato, inaugurata nel 2009.
Purtroppo le fotografie che ho scattato sono poche, il tempo per dedicarmi ad inquadrature e dettagli non è stato abbondante, ma spero che esse mostrino bene ciò che alla città di Pisa (e, ne sono sicura, anche a molte altre) è sempre mancato e manca tutt'ora: una biblioteca pubblica, generosa, aperta a tutti coloro che siano disposti a rispettarne gli spazi fruendone in libertà. Libertà di studiare, aggiornarsi, rilassarsi, apprendere lingue e culture straniere,  visualizzare/ascoltare/prendere in prestito film (sia in vhs che in dvd) e cd musicali. Tutto questo e molto di più.
Non so se si possa parlare di biblioterapia senza correre il rischio di passare per pazzi, ma quando varco la soglia della Biblioteca Lazzerini entro in una bolla di benessere. E non vorrei andare più via, a costo di nascondermi dagli operatori in fase di chiusura per passarci anche la notte.
Questa è la sensazione che credo dovrebbe generare in ciascuno di noi una biblioteca pubblica (e sottolineo, p u b b l i c a: non di conservazione, non accademica, non scolastica).




La nuova Lazzerini ha sede in quello che è un esempio di archeologia industriale: l'ex fabbrica ottocentesca Campolmi, la cui attività produttiva si è conclusa nel 1994. Qui potete vedere le immagini della fabbrica.
Ecco le foto che ho scattato dei nuovi ambienti, la cui visione vi consiglio di accompagnare con la lettura della guida agli spazi:

L'entrata (e l'uscita) da via Puccetti



La hall d'ingresso


Più di 100 box e due macchinette con cibi e bevande per gli utenti

La galleria espositiva



Sala generale


 Sala ragazzi e bambini


Sala fondi speciali

 Sala creatività

Sala fondi locali, sala conferenze
 
Altre due foto della hall: la prima inquadratura è fatta dal primo piano, la seconda è un particolare catturato in prossimità dell'entrata/uscita:



entrare e non voler più andare via, dicevo.

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